Mostra
Photo Elysée che colleziona moltissime tecniche appartenenti alla storia della fotografia, ha acquistato qualche anno fa uno studio fotografico automatizzato. Da quel momento, il museo ha invitato il pubblico a fotografare se stesso e a lasciare, se lo desidera, i suoi ritratti in modo da costruire così un'opera collettiva (oltre 2.000 foto sono state raccolte finora).
L’artista Christian Marclay, invitato ad immergersi nelle collezioni di Photo Elysée nel 2021, ha scelto di esplorare alcune migliaia di visi registrati dal Photomaton del museo. Insieme a lui, gli studenti in fotografia dell’ECAL hanno esplorato, digitalizzato, trasformato le stampe conservate. L’idea del progetto era di impossessarsi di immagini analoghe e di aprirle a sperimentazioni per raccontare nuove storie. Il pubblico è invitato a sedersi di fronte alle varie installazioni e a lasciarsi andare dalle nuove sequenze visive nate dalle varie esplorazioni che vanno dalla semplice meccanica agli ultimi strumenti digitali.
Luogo chiuso in uno spazio aperto, soltanto protetto da una tendina, il Photomaton è sito tra l’intimo e il pubblico. Su uno sgabello regolabile a vite per poter regolare l’altezza della testa, dopo un’ultima pettinata, concentrato di fronte al flash, seduto di fronte allo specchio della cabina, con la tendina tirata, si è sia presente che fuori dal mondo. Il Photomaton offre uno spazio angusto di libera espressione in cui si può sorridere, fare delle smorfie, prendere varie pose… Si è liberi quando soltanto una macchina ci osserva. Esercizio individuale o di gruppo, questo luogo ricopre una dimensione ludica e interroga l’identità.
Christian Marclay (Stati Uniti/Svizzera, 1955) sviluppa dalla fine degli anni 70 un’opera singolare che esplora la giustapposizione tra la registrazione sonora, la fotografia, il video ed il cinema. Artista multimediale, il suo lavoro si trova all’incrocio di più campi, dalla performance acustica all’immagine fissa e in movimento, e al collage.
Come un DJ, l’artista frammenta, assembla, incolla dischi in vinile, copertine di dischi ed altri oggetti per sovrapporne le occorrenze uditive o visive. Il Centre Pompidou a Parigi gli ha dedicato ultimamente un’importante retrospettiva.