Uno sguardo all'apertura
Molti di voi si sono uniti a noi giovedì 5 settembre per celebrare l'apertura delle nostre nuove mostre Daido Moriyama. Una retrospettiva e Lee Shulman. The Anonymous Project, Home &…
Nato nel Giappone del dopoguerra, Daido Moriyama ha abbracciato la fotografia come linguaggio democratico, promosso dall'industria dei mass media. Il suo lavoro racchiude lo scontro tra la tradizione giapponese e l'occidentalizzazione, in seguito all'occupazione militare statunitense del Giappone dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Egli vedeva la sua macchina fotografica come uno strumento per catturare non solo le immagini, ma anche l'essenza di una società in evoluzione, rendendo le sue fotografie uno specchio di un'epoca di rapida trasformazione.
Moriyama è stato profondamente influenzato da artisti americani come Andy Warhol e William Klein, nonché dal romanziere e poeta Jack Kerouac. I loro stili audaci e non convenzionali hanno lasciato un segno nel suo lavoro. Questa influenza è visibile nel suo approccio audace alla fotografia.
Provoke era una rivista giapponese che rifiutava le immagini commerciali patinate e lo stile della fotografia documentaria. Provoke faceva parte del movimento fotografico sorto alla fine degli anni Sessanta ed era motivato dall'opposizione che gli artisti provavano nei confronti della società borghese.
Moriyama ha svolto un ruolo fondamentale nell'era di Provoke, che ha visto un allontanamento radicale dalla fotografia convenzionale. Insieme ad altri artisti che la pensavano come lui, mirava a liberare la fotografia dai suoi confini tradizionali. Credevano nella creazione di immagini che non si affidassero alle parole per l'interpretazione.
Il lavoro di Moriyama è noto per il suo stile distinto, caratterizzato in giapponese da “are, bure, boke”, che si traduce come “sgranato, sfocato, fuori fuoco”. Questo stile unico ha sfidato la nozione convenzionale di fotografia e ci invita a vivere le immagini in modo nuovo.
Moriyama è stato un pioniere nel mondo della fotografia, reinventando di fatto la fotografia di strada. Ha sfidato lo status quo rifiutando le norme tradizionali e abbracciando la natura accessibile e riproducibile della fotografia come la sua risorsa più radicale, cosa che continua a fare ancora oggi.
I libri fotografici giocano un ruolo fondamentale nel lavoro di Moriyama: uno dei suoi lavori più radicali è Farewell Photography (Shashin yo Sayonara), un libro che spinge i confini della realtà fotografica. Moriyama ha raccolto immagini rifiutate, foto scartate e persino strani negativi per creare una sequenza caotica ma stimolante di immagini sgranate, ritagliate, solarizzate e graffiate. Questo lavoro è una ribellione contro la fotografia convenzionale, ma anche il rapporto di Moriyama stesso con il suo lavoro.
Le riviste sono state anche il terreno fertile di Moriyama per la produzione fotografica e i dibattiti. Il suo viaggio attraverso la fotografia può essere visto nella sua pubblicazione continua, la rivista Record. È un diario della sua vita nelle città, un luogo dove esplora le sue ossessioni, le sue insicurezze e i suoi ricordi. Sfogliando le sue pagine, si potrà avere uno sguardo intimo sulla vita di Moriyama.
Moriyama ha trascorso la sua carriera ponendosi una domanda fondamentale: “Che cos'è la fotografia?”.
Ha rifiutato il dogmatismo dell'arte e la feticizzazione dell'immagine, abbracciando invece gli aspetti accessibili e riproducibili della fotografia come la sua risorsa più radicale.
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Leggenda vivente della fotografia e pioniere della street photography, Daido Moriyama gira per Tokyo da oltre 60 anni. Conosciuto per i suoi scatti in bianco e nero dai forti contrasti,…